Peggy

Mi sono girato, e d’improvviso i muri si sono riempiti di quadri potenti, brucianti di energia e colore, e le pareti sembravano prendere vita, pulsare come creature. Mi sono girato verso di lei, pieno di meraviglia; per tutta risposta, mi ha indicato l’altra parte delle stanza. Mi sono voltato di scatto: sculture accese, dinamiche, mozzafiato ora abitavano i muri e una grande finestra riempiva la stanza di luce, che sembrava vibrare. “È sempre stata qui, tutta questa bellezza?”, le ho chiesto. “Come ho fatto a non vederla?” Lei mi ha guardato e ha sorriso. Ha detto qualcosa sull’imparare dai migliori e sul credere sempre nelle tue idee, ma non ricordo bene le parole. Fuori dalla finestra, per un attimo, mi è sembrato di vedere New York, e all’improvviso ho sentito un profumo meraviglioso.

Il profumo

Nel sogno, so che questo profumo si chiama Peggy. Prima è un sentore luminoso di incenso che la precede come un’onda di carisma. Sono un po’ intimorito, ma prendo coraggio e mi avvicino, e ora sento distintamente la fierezza delle note sontuose dei legni di sandalo, la morbida eleganza del legno di gaiaco, sento il cedro Atlas e la forza interiore di chi crede nelle proprie intuizioni, nonostante gli altri. Ancora un passo, ed ecco che arriva la dolcezza rotonda delle note ambrate, morbida e intensa come la passione per l’arte, e la delizia irresistibile dei muschi, affascinante come chi ha fatto della sua stessa vita un’opera d’arte.